27 dicembre 2023

Le origini storiche delle Comunità Energetiche Rinnovabili


Isabella, l’intelligenza artificiale utilizzata dalla Comunità Energetica Rinnovabile Dinamo (CERD) per fornirvi informazione semplici e chiare, vi presenta in tre minuti la storia delle Comunità Energetiche, che  si sono diffuse in Italia subito dopo la scoperta della Corrente elettrica (arrivata in Italia nel 1883), come associazioni di cittadini desiderosi di utilizzare la nuova forma di energia.



Queste comunità di produzione e auto-consumo si diffondono gradualmente, soprattutto per portare l’elettricità nelle zone rurali, utilizzando principalmente energia idroelettrica.

I cittadini si organizzavano in cooperative, una forma associativa nata in Inghilterra pochi decenni prima della corrente elettrica, e arrivata in Italia con Giuseppe Mazzini, di ritorno dall’esilio inglese, che contribuì a realizzare il primo statuto di una cooperativa di vetrai nel 1856. 

Seguiranno rapidamente cooperative di sarti, tipografi, caffettieri, panettieri.

Dal movimento cooperativo, nascono anche della “consociazioni operaie” (1864), che associano lavoratori di diversi mestieri e successivamente le confederazioni di cooperative (1908).

La prima comunità energetica della storia è una cooperativa italiana, chiamata Società per l’Illuminazione Elettrica in Chi​avenna (SIEC), Società cooperativa e ancora oggi esistente, fondata  130 anni fa, nel 1894, a Chiavenna, un piccolo comune in provincia di Sondrio, in Lombardia.

Solo 15 anni prima, nel 1879, Edison brevetta la prima lampadina elettrica e pochi anni dopo avvia i primi impianti di produzione negli USA, Una delle prime centrali è da fonti rinnovabili, idroelettrica, inaugurata il 30 settembre 1882  in Wisconsin, presso le cascate del Niagara  

L’energia prodotta da queste centrali era chiamata “Dinamica”, per distinguerla dall'energia chimica prodotta dalle pile e ancora oggi il termine Dinamo indica un generatore di corrente elettrica. 

La prima centrale europea, chiamata Edison, è invece termoelettrica, e entra in funzione proprio in Italia, a Milano nel 1883.

In quel periodo a Chiavenna era attiva un’associazione chiamata “Società Democratica Operaia”, fondata nel 1862 e ancora oggi esistente, era un punto di riferimento per la comunità e si batteva per i diritti dei lavoratori e per il progresso sociale. 
Uno dei suoi obiettivi era anche quello di migliorare le condizioni di vita della comunità, anche attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie e infrastrutture. 

L’arrivo dell’energia dinamica a Milano ha messo in moto l’iniziativa di un politico locale, Luigi Scaramellini*, che promuove un’associazione di cittadini che, per la prima volta nella storia, iniziano a credere che quell'energia dinamica vista a Milano poteva essere un bene prezioso per la loro comunità, un bene che poteva migliorare la vita della popolazione di Chiavenna e della Valtellina.

Scaramellini si mette alla guida del comitato promotore
della prima Comunità Energetica della Storia, che viene fondata, in forma di cooperativa (grazie alla legge sulle cooperative del 1886), il 6 aprile del 1894, con il nome di Società Cooperativa Anonima per la luce Elettrica in Chiavenna, che poi diventerà Società cooperativa per l’Illuminazione Elettrica. 

Tra i 120 soci fondatori, oltre a Luigi Scaramellini, i fratelli Giovanni e Giuseppe, Antonio Moro, Giuseppe Moro, Giuseppe Amman, Carlo Spluga e Giovanni Spluga e molti altri.

La finalità della cooperativa era quella di fornire benefici economici e sociali ai propri soci ed alla comunità, attraverso la produzione della nuova energia “dinamica” e la sua distribuzione ai soci a prezzi accessibili, idealmente a tutti i cittadini Chiavennaschi e della Valtellina, che acquistando azioni della cooperativa diventavano soci. 

Solo nove mesi dopo la costituzione della cooperativa fu realizzato il primo impianto produttivo, peraltro rinnovabile,  una centrale idroelettrica, che entrò in funzione il 5 aprile 1894, e presto illuminò il centro cittadino, mandando definitivamente in pensione i lampioni a petrolio.
 
In poco tempo fu creata una rete elettrica e furono allacciati anche i primi utenti domestici, attivando quindi un vero servizio per i soci. Poi gli impianti aumentarono e la cooperativa crebbe sia in numero di soci che in territorio.  

Anche grazie a questa esperienza, le cooperative energetiche in gran parte rinnovabili (idroelettriche) si diffusero rapidamente, soprattutto vicino alle fabbriche non solo in Italia, ma in tutta Europa, principalmente in Germania.

Dopo un notevole sviluppo ed una crescita che sembrava inarrestabile, arrivarono le difficoltà con l’avvento delle grandi centrali, che portò ad una lenta ma progressiva riduzione dei soci e alla chiusura di un numero crescente di impianti, fino a diventare, nel dopoguerra, una presenza residuale con l’avvento del monopolio dell’Enel nel 1962.

L’esigenza di superare le grandi centrali termoelettriche a favore di piccoli impianti ad energia rinnovabile diffusi sul territorio con consumi prevalentemente locali, sta facendo rinascere, in nuove forme ancora tutte da inventare,  le storiche comunità energetiche .


*  Dati dal libro “Cent'anni di luce. La Società elettrica di Chiavenna 1894-1994”, di Guido Scaramellini (figlio di Luigi), 1995 Edizioni del Sole.









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